Dopo novant’anni, ritorna all’interno della Chiesa di San Francesco, la bellissima pala d’altare del pittore pratese Giuseppe Catani Chiti, tra i principali esponenti della corrente dei Preraffaelliti.
Il dipinto, tempera su tavola, misura 3 metri di altezza per 1,77 di larghezza ed esprime in maniera plastica la gloria di colui che fu il padre putativo di Cristo, lo sposo della Vergine Maria.
Nel mezzo d’una luce viva, incorniciato dallo sfondo azzurro del cielo, ecco apparire il Santo. Non è più l’umile artigiano di Nazareth ma colui che fu innalzato nella gloria dei Cieli a causa delle virtù umilmente manifestate in vita. La figura del Santo, avvolta da un sontuoso panneggio, troneggia sotto un ampio baldacchino regale sorretto da gruppi di angeli che si librano in volo.
Ricco di riferimenti iconografici che rimandano alla purezza e agli altri attributi tipicamente conferiti a San Giuseppe, non manca tuttavia di comunicare un senso di concreta protezione verso coloro che a lui si rivolgono.
La visione della città di Prato, industriosa e lavoratrice, si apre sotto la figura del Santo operaio, come a sottolinearne il naturale patrocinio sotto il quale è stata posta, contraddistinta dalla leggiadra torre campanaria della Cattedrale, e dai suoi palazzi merlati, come in una visione medievale.
L’opera, realizzata nel 1904 per il primo altare laterale destro della chiesa, fu rimossa nel 1930 e traslocata nei locali del convento. Al suo posto fu installata una tela dipinta da Elena Pasquetti nel 1923 e raffigurante Santa Teresa di Gesù Bambino. Quest’ultima troverà nuova collocazione all’interno della Cappella Regnadori, sul lato sinistro rispetto all’altare maggiore.