L’oratorio di Sant’Antonio abate è una piccola chiesa di origine rinascimentale che si affaccia sulla Piazzetta S. Antonino e tuttavia fa parte del Complesso Monumentale di San Francesco di Prato.
Edificato dalla famiglia Ginori tra il 1492 e il 1494 come sede dell’Ordine dei cavalieri gerosolimitani, poi detti Cavalieri di Rodi e, dal 1530, di Malta, qui trasferita da una cappella dedicata a Sant’Antonio abate e fondata agli inizi del Quattrocento in Via del Ferro a Paperino (Prato). Il nome Sant’Antonio del Ferro rimase a lungo anche per indicare la nuova sede posta in Prato.
L’oratorio, inserito nel tessuto edilizio, ha facciata a capanna con portale d’ingresso ornato da una bella lunetta in terracotta invetriata realizzata nel 1494 da Andrea della Robbia, raffigurante Sant’Antonio abate tra due angioli (l’originale è nel Museo Civico di Palazzo Pretorio).
L’interno, del primo Settecento, conserva un elegante altare in stucchi di Giovan Battista Neuroni con tela di Pietro Marchesini, detto l’Ortolanino – la Predica di S. Antonio (1727).
Nell’altare laterale settecentesco è custodito un prezioso crocifisso ligneo (XVI sec.) appartenuto a Margherita Biscacchi, terziaria dell’Ordine di Malta, morta (1693) in
concetto di santità e qui sepolta, difronte invece un Gesù Bambino benedicente, opera in porcellana di bottega fiorentina.
Lungo le pareti laterali la Via Crucis è rappresentata in 14 stampe di Pietro Leone (XVII sec.).
In Cantoria vi sono due piccole tele: a sinistra un’importante dipinto di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio raffigurante l’Angelo Raffaele e Tobiolo (XVI sec.) mentre sulla destra una tela di scuola fiorentina (sec.XVII) raffigurante S.Caterina d’Alessandria.
Soppresso nel 1783, l’oratorio fu riaperto al culto nel 1791 sotto il patronato dei Ginori. Nel 1843 accolse la compagnia di Santa Caterina vergine e martire e dell’arcangelo Raffaele, detta dei Fanciulli o degli Innocenti (i soci, tutti fanciulli, accompagnavano alla sepoltura i bambini defunti) e l’anno dopo la Compagnia di Sant’Antonio abate.
Per antica tradizione in questo luogo, nel giorno della festa del santo, il 17 gennaio, ancora oggi vengono portati a benedire gli animali domestici.